Scrivere un racconto è difficile. Per scrivere Gretel e Hansel ho impiegato quasi sei anni: cinque volte più del tempo che mi serve per scrivere un romanzo. Narrare in poche frasi una vita è complicato, e ogni parola dev’essere analizzata con attenzione. Ogni parola deve essere in grado di dire quello che in un romanzo si narra in dieci o dodici pagine. E anche quando credi di aver terminato in realtà non è affatto così, perché in fondo hai la certezza che potresti trovare parole nuove, più efficaci: parole che dentro te sono diverse dal fuori di te e che potrebbero giungere al lettore con maggiore efficacia.
In teoria non si dovrebbe finire mai di scrivere un racconto, ma io ho ritenuto che Gretel e Hansel fosse appena sufficiente per nascere, e rileggendolo una infinità di volte mi sono reso conto di trovarlo quantomeno soddisfacente. Così ho scritto a Franco e gli ho chiesto se avesse avuto voglia di leggerlo per me, o meglio: leggerlo per tutti coloro che avessero avuto voglia di ascoltarlo.
Franco è Franco Collimato, Direttore Artistisco del Teatro del Pari, attore e regista teatrale. Per me è anche e soprattutto la voce della Bambina della “Brevissima Storia…”.
Difficilmente sarei riuscito a chiedere a qualcun altro di prestare la voce a questo racconto; in parte per una insensata sorta di gelosia, ma soprattutto perché conosco la sensibilità di Franco e mi fido di lui.
Accade ogni volta la stessa alchimia, quelle rarissime volte che facciamo qualcosa insieme, e la sua voce dona un corpo ai miei pensieri. Li plasma nel modo esatto per come i miei pensieri sarebbero voluti essere plasmati. Ogni autore vorrebbe scrivere qualcosa che sia perfetto, addirittura sublime. Io vorrei poter scrivere qualcosa che sia all’altezza della sensibilità di Franco, e di questo gliene sarò sempre grato.
Di seguito la sua voce e il racconto “Gretel e Hansel”. Spero realmente che qualcuno abbia voglia di ascoltarlo.
Gianpietro,
In questo anno e mezzo sbagliato mi sono sentito più volte calpestato dall’indifferenza e dalla superficialità tanto da chiedermi se la deriva non fosse giunta definitivamente. Poi è arivata una mail. La tua. “Ho scritto Gretel e Hansel. Hai voglia di entrarci dentro?”.
Voglia?
Il papà della “bimba e della gatta” che volevano, e lo volevano davvero, vivere aggrappate alla Luna mi chiede se voglio nuovamente essere circondato dalle parole di una sua storia? Ma che domanda è?
“Certo. Subito. Ora.” La risposta.
Leggo.
Poso.
Deve decantare, Gretel.
E forse di più Hansel.
Rileggo dopo una settimana, dopo che per sette giorni penso alla potenza e alla delicatezza delle parole che ci hai donato, penso a quel letto e a quei temporali, alla fisicità e alla fragile, potente dicotomia che ha la memoria. Graffio i fogli dove vivono le tue parole con i miei segni che mi guidano nel mio narrare.
Registro.
Quasi in un fiato.
Tolgo le cuffie.
“Che mondi senza fine sono le tue immagini, Gianpietro”. E penso anche che sono un uomo fortunato perché in questo anno e mezzo sbagliato sei tornato tu a sussurrarmi “Non possiamo farci niente. Le nostre storie ci chiamano. Hanno bisogno di noi come noi di loro. Per questo abbiamo mani e fiato”.
Grazie Maestro.
Grazie Gianpiero.
Franco